Il principio di aderenza
crea sempre un’opportunità

Un laboratorio importante, durante il quale si è snodato il dibattito su principio di aderenza e  principio di infedeltà, come tratti autenticamente convincenti della pedagogia milaniana. Convincenti perché per nulla applicativi e pianificabili: scomodi, perché danno priorità al tempo presente, all’oggi di ogni mattina in classe.
Il nostro laboratorio è stato plasmato e corroborato nel suo esordio, dagli interventi realistici e toccanti di un gruppetto di Disobbedienti, allievi dell’Istituto Nautico “M. Ciliberto” di Crotone che hanno mostrato la loro produzione in docufilm con didascalie in inglese, basata sul metodo di data journalism. Tale metodologia è efficace per affrontare la loro realtà circostante con fattivo impulso al cambiamento.
Si parte dai fatti – ci ha spiegato Noemi – e dall’analisi dei fatti si ipotizza un capovolgimento della situazione, rimanendo fedeli all’articolo 3 della nostra Costituzione e al valore sacro della persona contro ogni sopruso e ogni ingiustizia legata alle mafie, all’illegalità e alla corruzione, per sua natura foriera, di ogni mortificazione della dignità umana.
È necessario decostruire la realtà che crea società disuguali, per cui occorre incontrare e intervistare le persone residenti e limitrofe per rendere la cittadinanza responsabile e pronta ad operare una scelta partigiana in direzione di una possibilità vera di cambiamento, soprattutto circa l’uso di beni confiscati , secondo Domenico.
In tal senso occorre sancire il “Signor No” senza falsi timori e proclamare l’inaccettabilità di numerose istanze, per sostenere ogni forma di disperata proclamazione dei propri diritti umani, come compagni di viaggio, fino alle terre degli ultimi della terra – chiosa Davide. Ugo raccoglie il suo appello descrivendo il mancato riuso sociale di un bene confiscato nel territorio di Isola di Capo Rizzuto. 
Da queste toccanti parole pronunciate da ragazzi carichi di fiducia e di coraggio prende le mosse la discussione nel gruppo, alla presenza di Ana Santucci collegata da Santa Fè, Argentina, attentissima e disponibile al nostro dialogo, nonostante le difficoltà audio per la connessione e l’asimmetria faticosa, del fuso orario. Lasciarsi sorprendere dalla realtà è un assioma importante per i presenti, senza aderire a costrutti mentali sbagliati secondo la dirigente di Costa Masnaga, Chiara Giraudo, un’insegnante di scienze matematiche alla scuola media e un allievo del liceo di Scienze Umane.  Sulla scia di tale ragionamento un maestro di scuola primaria racconta dell’acquario utilizzato di pomeriggio per le sue lezioni in terza elementare, in sostituzione del libro di testo, concludendo che il principio di aderenza trasfigura il problema in opportunità. Lasciarsi contaminare da quello che accade, stupirsi, resta prerogativa fondamentale non di ogni buona prassi di apprendimento, ma di un’effettiva novità che sorpassa il già saputo.


Per questo una collega insegnante di sostegno, presente solitamente al laboratorio di scrittura collettiva, parla di magìa che sa trarre il  punto sorgivo dalla curiosità generata negli allievi, da una buona arte maieutica. Si riferisce allo stupore destato dall’aver appeso in classe, la stampa de “ I primi passi “ di Von Gogh, poiché da tale gesto sono scaturite ben tre ore di apprendimento mozzafiato attraversato interamente da domande, quesiti in un’atmosfera di totale incanto. Ma come sorge, come scatta il processo della scrittura? Chiede qualcuno dei presenti. Il percorso non è prevedibile, ma si può documentare nel suo sorgere, con alcuni esempi. Una strada è intercettare i ragazzi, “pescarli uno ad uno”, scatenando un’immaginazione che esplode dall’attualità come è accaduto all’inizio del settembre scorso nelle Marche, in seguito alla devastante alluvione. Spesso basta una semplice domanda, perché dal vuoto iniziale, si configuri il motivo occasionale che fa da sfondo al percorso. “Chi non vorrebbe essere ripescato e salvato nel suo smarrimento di ora?”.
Scatta così in una seconda media il percorso che dal gruppo caotico e disordinato sconfina nell’individuazione del sé. Oppure si può partire ad inizio anno osservando la classe nei suoi fattori fondamentali per aderire ai dati che ci troviamo di fronte: un’alunna gravemente disabile , dentro un  gruppo a prevalenza maschile.
Perfino durante un’ora di recupero, avendo assunto nuova veste, è possibile lavorare e dialogare in piccolo gruppo su temi che li toccano da vicino e travalica abilità e competenze da allenare e recuperare.
Per esempio si può tematizzare l’algofobia dall’etimologia ai suoi numerosi campi sematici: quante rivelazioni trasversali all’apprendimento e al benessere personale!
Ma siamo ancora in premessa, perché la discussione si allarga a macchia d’olio tra studenti delle scuole superiori, universitari, tra una dirigente e insegnanti di vari ordini di scuole.
Alcuni quesiti ruotano intorno alla trasversalità dei saperi che si ritiene cosa molto positiva, senza delega alle materie specifiche, intorno alla preoccupazione di portare a termine i programmi, evitando di lavorare intorno ai traguardi di apprendimento, secondo le richieste delle famiglie, introrno alle competenze reclamate, per approdare alla omnicomprensività dell’educazione civica che può abbracciare percorsi conoscitivi diversi e complementari.


Anche Leopardi può divenire oggetto di una visione di sublimità del sentire, dentro un percorso dedicato allo sguardo sulle cose, più che oggetto di una tradizionale lezione frontale che oggi poco, potrebbe catturare l’attenzione dei preadolescenti. La discussione procede e si allarga  attraversata e alimentata dalla freschezza consapevole, di un gruppetto di studenti delle scuole superiori e dell’Università. Per Viola studentessa universitaria, iscritta a psicologia, tutta la giornata di studi dal Convegno del mattino si catalizza intorno alla parola “esperienza”.
Aleggia sul tavolo dei lavori, la parola ‘turbamento’ che secondo lei, caratterizza la  vera preadolescenza e adolescenza, le quali secondo Carolina – studentessa del Liceo Classico – si attestano intorno alle domande dell’adulto, come enigmi senza risposte. Le domande fanno riflettere e, quanto è necessario al formarsi di un pensiero compiuto per i ragazzi in questa fascia d’età! Quando la Dirigente chiede ragione sul turbamento, si delinea un’osservazione semantica profonda su turbare e perturbare: quest’ultima azione per Ariel – implica una condivisione ampia e ordinata in quanto rappresenta il turbamento elevato a potenza. I giovani ritengono che sia necessaria una scuola che aiuti all’introspezione e riflessività personale come ingredienti di un apprendimento che parta dal proprio mondo interiore, prima di proiettarsi verso il mondo esteriore, cui già agevolmente ci spingono i social e l’intelligenza artificiale.
Inoltre, il dialogo scorre nell’alveo della nuova cornice della società che pone al centro la prestazione, il dovere fine a sé stesso, a scapito delle più spiccate attitudini e interessi personali. Se l’imprevisto è la base della vera crescita educativa, all’interno del nostro dibattito intergenerazionale, Alessandro si chiede curioso, a quali sviluppi si aprirà la storia della pedagogia, quando il bambino/il ragazzo assumerà il posto ancora nebuloso, indefinito, che sembra rivestire ora e diverrà quanto la nostra discussione animata e toccante osa disegnare per il prossimo futuro.

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