Scrittura collettiva
due “non metodi” a confronto

Contemporaneamente ai laboratori di scrittura collettiva, da qualche mese conduco anche un laboratorio per l’apprendimento della letto-scrittura in una scuola dell’infanzia con un gruppo di bambini di 5 anni applicando il “metodo” naturale fondato sugli studi di Emilia Ferreiro e Ana Teberosky .
In particolare, Emilia Ferreiro in Alfabetizzazione. Teoria e pratica, dice che “La scuola dell’infanzia dovrebbe permettere a tutti i bambini una sperimentazione libera sui segni della scrittura, in un ambiente ricco di scritture diverse, ossia dovrebbe permettere che ascoltino la lettura ad alta voce, che vedano gli adulti scrivere, che provino a scrivere, che cerchino di leggere, sia utilizzando dati di contesto sia riconoscendo somiglianze e differenze tra le serie di lettere, che giochino con il linguaggio per scoprire somiglianze e differenze sonore”.
Con questo spirito ho concordato con le insegnanti di sezione i miei interventi, sviluppando insieme ai bambini un percorso molto interessante di cui sotto trovate il report dettagliato.

Vorrei però condividere alcune considerazioni che ho fatto a posteriori, confrontando le esperienze vissute con i piccoli con quelle dei laboratori di scrittura collettiva nella scuola primaria.
Per il confronto utilizzo alcuni punti del nostro Manifesto, il Manifesto della Rete di scuole Barbiana 2040.

ADERENZA AL CONTESTO DI REALTA’: nella scuola dell’infanzia è d’obbligo.
I bambini ti costringono ad un ascolto costante, autentico delle loro domande e dei loro bisogni. Ogni proposta didattica nasce da un loro intervento, ogni loro intuizione è un rilancio alla progressione degli apprendimenti. In altro modo è letteralmente impossibile procedere.
Il contesto destrutturato tipico dell’aula di una sezione della scuola dell’infanzia favorisce ulteriormente l’aderenza al gruppo, quasi fisica. Il più delle volte si lavora seduti a terra o su banchetti minuscoli, la relazione è ad altezza bambino, con un continuo scambio di sguardi che rende molto forte la comunicazione non verbale.

ECOLOGIA DEL PENSIERO: L’apprendimento si sostanzia delle intuizioni di ciascun membro del gruppo, tutti hanno il diritto di intervenire e ciascuno assume un ruolo significativo nel processo di apprendimento. Il livello di competenza, qualunque esso sia, è stimolo per la progressione collettiva e la costruzione della conoscenza comune.

L’ARTE DELLO SCRIVERE, LA PAROLA COME PERSONAGGIO: “scrivi come sei capace” è l’invito ad esprimersi anche con un codice scritto (oltre che orale e grafico-pittorico) che da personale si avvia gradualmente ad essere riconosciuto e quindi compreso da tutti. Imparare a scrivere per comunicare con gli altri.

Ancora Ferreiro: “I bambini cominciano il proprio apprendimento del sistema di scrittura nei contesti più svariati, perché la scrittura fa parte del paesaggio urbano e la vita urbana sollecita continuamente l’uso della scrittura. I bambini di cinque anni di città sanno già distinguere tra scrittura e disegno; sono capaci di operare la distinzione tra ciò che è disegno e ciò che è un’altra cosa. […] L’indagine sulla natura e la funzione di questi segni comincia in contesti reali. […] Il bambino riceve informazioni sulle funzioni sociali della scrittura, attraverso la partecipazione a questi momenti, giunge a comprendere perché la scrittura è così importante nella società”.

VIVERE IL TEMPO SKOLE’ COME TEMPO LIBERATO: nella sezione dell’infanzia ho vissuto davvero un “tempo liberato, che sa indugiare senza giudicare trascinando alla consapevolezza, ai saperi, alle competenze”. (Dal Manifesto di Barbiana 2040).
Ho imparato a rispettare i tempi dei piccoli, ad ottimizzare gli squarci di intuizione, a sopportare le lunghe pause, a lasciare in sospeso per riprendere più avanti.

ERRORE COME IMPREVISTO E OPPPORTUNITA’ PEDAGOGICA: quanto di più vero in un contesto dove la conoscenza è in fieri, per tutti, dove tutti provano come sono capaci e dove la soluzione viene dal confronto con gli altri. E chi sente di essere più competente deve comunque argomentare le proprie risposte e ascoltare le obiezioni di chi non è d’accordo.

COSTRUIRE L’ALFABETO DEL NOI: un’autentica pedagogia del riconoscimento: l’importanza del nome proprio per costruirsi un’identità personale che è frutto del riconoscimento sociale. “Dall’identità collettiva alla fioritura di quelle individuali e viceversa.” (Dal Manifesto di Barbiana 2040)

Queste sono alcune delle riflessioni possibili, molte altre potrebbero nascere dal confronto e dalla condivisione. La convinzione resta quella di vedere nei due approcci un’unica filosofia di scuola (applicabile ad ogni ordine e grado) che metta realmente al centro l’alunno come costruttore del proprio pensiero in stretta collaborazione con gli altri, docenti compresi.
Per dirla con il nostro Manifesto:
“Lasciar fluire l’autenticità del metodo fino al turbamento che libera l’allievo e il maestro e genera apprendimento a cascata.

BAMBINI DI 5 ANNI DELLA SEZIONE GINESTRA – SCUOLA DELL’INFANZIA DI MONTEVECCHIA
Docenti Marta Ravasi, Patrizia Stucchi, Paola Perego.
CONTESTO: il gruppo è composto da 10 bambini di 5 anni della sezione GINESTRA della scuola dell’infanzia di Montevecchia.
Non sono presenti alunni non italofoni né con certificazione.
Un bambino appare particolarmente agitato, al mio arrivo è fuori dall’aula, e una volta rientrato fatica a rispettare le semplici consegne e i tempi di attesa-ascolto.

Fin dall’inizio la maggior parte dei bambini  si mostra a proprio agio nel relazionarsi con un adulto nuovo, alcuni sono molto curiosi di capire che cosa sto proponendo, un paio di bambine appaiono un po’ più timorose ad intervenire.
Comunque, anche su domanda diretta, tutti esprimono liberamente molte ipotesi in merito alla lettura per anticipazione di significato sulla scritta del coperchio della scatola “SCATOLA DEI NOMI”.
INCIPIT: dopo le presentazioni di routine,  durante le quali ciascuno ha detto il proprio nome, tolgo dalla borsa una scatola sul cui coperchio c’è la scritta: SCATOLA DEI NOMI (le parole sono scritte in stampato maiuscolo, una parola per riga, in tre colori diversi).

La scuoto per far sentire che contiene qualcosa, la metto al centro del tavolo e chiedo ai bambini seduti attorno di provare ad indovinare che cosa contiene.
Do come indizio che la scritta dice esattamente il contenuto.
Chi vuole provare a leggere lo deve fare computando con il dito le parole lette.

CONVERSAZIONE:
A: io proprio non so le lettere
F: provo io
IO: bene, sei coraggioso, prova a leggere
F: leggendo con il dito: Il gioco del provare a leggere
T: (gira la scatola per poter leggere nel senso giusto) Trova il gioco da imparare a leggere
Z: prova a giocare a leggere e imparare
An: gioco per imparare a leggere
Z: dice alcune lettere
T: scandisce tutte le lettere
A: nomina le lettere

Si osserva molto spesso che le prime letture spontanee ricalcano o meglio imitano quella fatta dal primo lettore, in particolar modo se chi ha letto è riconosciuto come leader dal gruppo.
Si resta in attesa dell’intuizione di qualcun altro, che di solito arriva, sopportando anche i silenzi di riflessione e rilanciando senza però rinforzare troppo esplicitamente quanto letto (anche se in modo corretto) in questo modo si sollecita la partecipazione di tutti, tenendo dentro anche chi dimostra un buon livello di competenza (che comunque deve sempre argomentare quanto sostiene) Agli altri si chiede sempre se sono d’accordo e perché.

INFATTI…
S. osservando con attenzione, trova nella scritta alcune letterine del proprio nome e dice:
Inizia per S! QUESTA E’ UNA SCATOLA!
In molti approvano il riconoscimento della lettera, la cui forma grafica viene ricondotta al serpente (mediazione tra pari)
A questo punto apro la scatola, dopo che per varie volte A. ha tentato di togliere il coperchio. I bambini restano un po’ delusi dal contenuto: dei cartellini plastificati (badge) con scritti i loro nomi.
Senza che lo richieda, ciascuno prende il proprio e se lo mette al collo. Sul tavolo ne restano 3, quelli delle maestre.
Z. ipotizza che siano i nomi dei mezzani, ma sono troppo pochi.
I cartellini avanzati non sono facilmente intuibili perché il nome proprio è preceduto dall’appellativo  MAESTRA.

Occorre pensare a consegne sfidanti, con una parte facilmente intuibile (un bambino di 5 anni che frequenta regolarmente la scuola dell’infanzia solitamente riconosce il  proprio nome scritto in stampato maiuscolo) e una che rilanci la proposta in senso progressivo (sul banco restano alcuni cartellini con scritti dei nomi da decodificare che appartengono ad altri membri del gruppo, in questo caso le maestre) in questo modo i bambini continuano ad esprimere ipotesi ed anticipazioni di significato.

II FASE: si parte di nuovo dalla scatola.
M. dice immediatamente: Io non so leggere
IO: E’ vero! Allora diciamo: chi vuole provare a leggere come è capace, sempre con il dito.
M: LA SCATOLA
M. inizia a leggere compitando dall’ultima lettera. Lo lascio fare poi lo invito a leggere dall’alto verso il basso, da sinistra a destra.

La lettura e la scrittura a specchio sono molto normali in bambini di questa età, vanno di pari passo con una maturazione dell’organizzazione grafico spaziale del foglio. E’ bene comunque invitare il bambino a leggere-scrivere  nel senso giusto, computando col dito da sinistra a destra e dall’alto verso il basso.
Anche la computazione delle parole avvia al collegamento grafema fonema, delle diverse parole. Man mano i bambini si accorgono ad esempio di leggere di più di quanto c’è effettivamente scritto.

A: SCATOLA DI CHI VUOLE IMPARARE A LEGGERE
X: GIOCO PER IMPARARE A LEGGERE

Si apre la scatola ma questa volta i cartellini vengono disposti sul tavolo capovolti.

GIOCO: TROVA IL PADRONE DEL NOME
Ciascuno gira un cartellino, legge il nome e lo consegna al padrone: 100 punti a chi trova il proprio!
Se si è in difficoltà si può chiedere aiuto ai compagni.

Questa attività di gioco dovrebbe diventare una routine di inizio giornata. I nomi contengono una grande varietà di lettere (anche di quelle straniere grazie alla multiculturalità presente ultimamente nelle scuole) oltretutto compongono parole dall’alto significato emotivo e affettivo per i bambini. Il nome costituisce un baluardo della propria identità (IO SONO) ma anche dà significato alle relazioni sociali che si sviluppano nel gruppo classe (IL MIO/A AMICO/A SI CHIAMA).
Per dirla con il filosofo Umberto Galimberti: “L’identità singolare di ciascuno di noi, è il prodotto del riconoscimento degli altri. Gli altri ci danno un’identità”. Pronunciando il nostro nome, appunto.

COSTRUZIONE DELL’ALFABETIERE CON I NOMI
Si propone alle insegnanti di far disegnare a ciascun bambino della sezione il proprio ritratto e di scrivere sotto il nome in stampato maiuscolo. I disegni vanno poi appesi alle pareti dell’aula, all’altezza dei bambini in modo che siano facilmente visibili e consultabili nella ricerca delle lettere da scrivere.


III FASE: ormai i bambini sanno che cosa c’è dentro alla scatola. Ma non sono ancora in grado di leggere esattamente la scritta sul coperchio.
La lettura per anticipazione è ferma a:
SCATOLA PER IMPARARE A LEGGERE (anziché SCATOLA DEI NOMI)
Qualcuno comincia ad accorgersi che, computando con il dito, non c’è corrispondenza  tra parole lette e quelle scritte. La lettura è più lunga e la scritta finisce prima che chi legge abbia finito. Inoltre chi legge correttamente tutte le lettere comincia ad ipotizzare che non c’è scritta una parola che inizia con L (per LEGGERE), continuando a rimarcare a quanti si ostinano a dirlo.
Invece SCATOLA è dato per corretto dall’intero gruppo.
Importantissimo lasciare aperte le situazioni problematiche senza affrettarsi a dare suggerimenti, i bambini devono poter confrontare i propri apprendimenti in uno scambio libero che li costringe ad argomentare le proprie intuizioni. In questo modo si attivano quei famosi processi cognitivi che altrimenti rischiano di essere inibiti da meri esercizi di addestramento (frequenti ad esempio nel metodo sillabico).
Si comincia ad innescare anche una riflessione sul significato della parola e non solo sulla pura decodificazione.

IV FASE: Ai nomi si aggiungono i cognomi, la procedura del gioco è la stessa, risulta però più complicato riconoscere il proprio cognome.
Alcuni bambini mettono in atto alcune strategie interessanti
M: questo è il mio perché mi ricordo che ci sono due C ( …infatti il suo cognome è VACCARI).

Quattro bambini si contendono i cognomi perché iniziano con la stessa lettera: due con C, COPPA e COGLIATI, e due con la M, MAGGIONI e MARGUTTI.
Occorrono nuove strategie, oltre a quella della memorizzazione della scritta, per assegnare a ciascuno il proprio. La collaborazione di tutti è indispensabile.

Non occorre arrivare subito alla soluzione, si può passare ad altro lasciando in sospeso e riprendendo più avanti. Questo favorisce il tempo della riflessione che la lezione frontale tende ad eliminare passando subito alla verifica degli apprendimenti. Occorre invece favorire la costruzione del pensiero in modo attivo.
L’apprendimento della letto-scrittura secondo il metodo naturale incentiva nel bambino la consapevolezza che il sapere non viene dato da altri ma che ciascuno è in grado di costruirlo da solo, se messo nelle condizioni di farlo.
“Aiutami ad imparare da solo” . (Maria Montessori)

V FASE: Porto una nuova scatola, anche questa ha una scritta sul coperchio.


Tutti riconoscono e leggono correttamente la parola SCATOLA, alcuni notano che la parola centrale è uguale a quella dell’altra, per la terza parola non si fanno ipotesi. Sono tutti molto curiosi invece di vedere il contenuto. Dentro ci sono molti cartoncini con immagini e scritte, sempre in stampato maiuscolo.

I cartellini li ho realizzati con immagini molto semplici oppure foto prese da riviste. Le scritte corrispondenti sono semplici frasi o nomi preceduti dall’articolo.

Per favorire nel bambino la lettura, occorre che le scritte da decodificare non siano banali o troppo facilmente intuibili. Esempio sotto il disegno del sole scriviamo SOLE.

Bisogna infatti che il bambino osservi molto attentamente l’illustrazione cogliendo tutti i particolari che potrebbero essere riportati nel messaggio D’obbligo la progressione graduale.
Tutto questo favorisce l’avvio alla lettura di un breve testo, perché la comunicazione scritta, come quella orale, si compone di più parole.
Il confronto costante e cooperativo con gli altri sviluppa ulteriormente l’anticipazione del significato, arricchendo e ampliando  la narrazione, favorendo l’instaurarsi di conversazioni dense di significato.
La lingua scritta e orale ci serve per comunicare messaggi, raccontare fatti, inventare storie.

VI FASE: SCRITTURA SPONTANEA A 5 ANNI

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