I sogni dei bambini: un’esperienza di ascolto, di parola e di costruzione

Nel precedente articolo, Una grande lezione di scrittura collettiva dell’intera umanità, a proposito della recente Giornata mondiale dei Bambini, avevo trovato grande spunto di riflessione nelle parole pronunciate nel monologo tenuto da Roberto Benigni. Mi sono chiesto: queste incantevoli parole devono rimanere solo oggetto di riflessione o possono generare qualcosa di inaudito in chi le ascolta?
Ebbene… non ho riflettuto troppo… e la mattina seguente, ho riproposto ai miei alunni il monologo, in una piccola parte, per poter raccogliere quello che in quell’occasione è stato guardato non con gli occhi ma «con il cuore»!
Sono piccoli, classe seconda della scuola primaria, ma si sono regalati un’esperienza unica di ascolto, di parola, di dialogo e di costruzione. Tempo prezioso, tempo di semina… certo che un giorno raccoglieranno abbondanti frutti!
Carico di tutto ciò, mi sono sfogliato i loro elaborati e, tra frasi e immagini, è nata una nuova pista di lavoro!
Partendo dall’immagine dell’alveare, si è generato un percorso meravigliosamente stupendo e stupendamente meraviglioso: nell’allegato potrete meglio seguire tutti i passaggi che ho cercato di documentare. Ho avuto tempo di riscrivere solo alcune fiabe prodotte dalla condivisione dei bambini e delle bambine: sono un assaggio che mi ha insegnato che non bisogna preoccuparsi «di come fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter fare scuola».
Dentro la grande macchina burocratica della scuola odierna, in cui spesso ci facciamo prendere dall’ansia di fare le cose, soprattutto in questi ultimi giorni dell’anno, dobbiamo trovare il tempo di fermarci e riflettere perché, come ci ricorda don Lorenzo Milani, «dobbiamo ardere dell’ansia di elevare il povero ad un livello superiore: più uomo, più spirituale, più cristiano, più tutto»!

Auguro al lettore, piccolo o grande, che fiorisca in lui il desiderio di continuare questa storia: prendiamoci a cuore, I care, i sogni dei nostri bambini e delle nostre bambine.
Vorrei che l’invito finale della canzone utilizzata in conclusione possa giungere a ciascuno di voi con tutto il cuore: «Ti ho lasciato un foglio sulla scrivania, manca solo un verso a quella poesia: puoi finirla tu!».

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