L’esperienza di don Milani
Perché resta un educatore ancora attuale

In una società oggi così tanto diversa da quella degli anni ’50 (sono passati 70 anni…) come è possibile pensare che don Milani abbia ancora qualcosa da dirmi? Come è possibile pensare di poterlo ancora prendere come modello educativo? Lui, un uomo religioso, un sacerdote addirittura!
Come è possibile prenderlo come riferimento nella nostra società laica, inclusiva di ogni tipo di valore e di cultura, di tradizione, così aperta ad ogni forma di libertà e di espressione umana…potrebbe sembrare un paradosso, eppure… eppure quest’uomo mi ha colpito così profondamente che non posso fare a meno di averlo davanti agli occhi quando penso ai miei alunni, ai miei ragazzi!

Cos’hanno in comune i ragazzi di oggi con i ragazzi di allora? Potremmo dire niente: i suoi ragazzi contadini, i miei tecnologici, i suoi vivevano immersi nella natura, nelle montagne, i miei vivono circondati dai centri commerciali, i suoi sentivano solo i muggiti, i belati dei loro animali, i miei sono immersi nel rumore, nella musica, nel rap…
Potremmo stendere un elenco di fattori così lungo da rendere chiaro il fatto che non avevano niente in comune se non qualcosa di più profondo, il cuore con cui sono stati messi al mondo. Il cuore come fattore costitutivo della persona, come centro del bisogno di felicità, di giustizia, di verità, di amore, di bellezza, insomma…di tutto ciò che l’uomo desidera per vivere un’esistenza piena di senso e veramente felice.
È il loro cuore che don Milani ha amato!! È questo cuore che io, come insegnante, mi trovo davanti tutti i giorni. Nel banco davanti a me non ho una scatola da riempire di nozioni, ma un cuore umano, una persona, una piccola persona che deve crescere, che ancora non conosce tutta la potenzialità che ha dentro di sé, tutto l’amore che potrà donare, se solo sarà pronto a riceverne, se solo io, che sono il suo educatore, sarò capace di mostrargli.
Don Milani ha messo al centro del suo processo educativo la persona, ed è proprio questa l’eredità che lascia a me educatore, insegnante. I miei alunni sono persone, prima ancora che alunni, prima ancora che studenti che devono ripetere dei concetti più o meno acquisiti.

A me spetta il compito di amarli, come li ha amati lui, di educarli, ovvero di renderli consapevoli di quanto hanno dentro di sé: delle esigenze costitutive che hanno, il cuore appunto. Educarli a paragonare tutto ciò che accadrà loro nella vita con il loro cuore, con il loro bisogno di verità, giustizia, felicità, è ciò che permetterà loro di essere i veri protagonisti delle loro scelte. Solo in quel modo potranno capire se la realtà che si presenta, l’occasione che la vita offre in un preciso momento, corrisponde a quello che desiderano davvero. Solo in questo modo saranno davvero liberi, perché io che sono l’educatore avrò dato loro gli strumenti per scegliere quale strada seguire, quale scelta compiere.
Allora, si capisce bene perché dopo 70 anni don Milani ha così tanto da dire alla mia esperienza di insegnante. Io insegno matematica e scienze: Lui mi testimonia un modo di lavorare che mi permette di offrire ai miei ragazzi quello che io stessa ho ricevuto, cioè l’amore verso il cielo stellato, verso la bellezza della natura, della realtà tutta, fino ad arrivare alla bellezza delle forme, dei numeri, di tutte le congetture matematiche che l’uomo ha costruito per spiegare i fenomeni meravigliosi che osservo, per esaltare ancora di più tanta bellezza.
Per questo ringrazio don Milani per aver avuto il coraggio di continuare la strada che ha scelto, e i suoi ragazzi che hanno continuato e continuano a testimoniarcelo.

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