
Nel nostro percorso scolastico, siamo abituati a vedere la scrittura come un atto di aggiunta: riempiamo pagine di parole, riordiniamo pensieri, costruiamo storie.
Ma cosa succede quando la scrittura diventa sottrazione?
È l’ultima lezione di scrittura collettiva, il tema è profondo ed impegnativo “ Da classe, a gruppo ed infine koinè: il cammino della 4B”, richiede riflessione, bisogna scavare dentro sé ed andare in profondità, serve introspezione, memoria e la capacità di guardare non solo alle esperienze vissute, ma anche alle relazioni che si sono intrecciate lungo il cammino.
Com’era la classe all’inizio? Quali sfide ci hanno avvicinato? E quando vi siete resi conto che non eravate più solo un insieme di individui, ma un gruppo? Come e cosa avete fatto? Qual è la differenza tra gruppo e koinè? In questo momento a che punto siamo del nostro cammino?

Inizia il dialogo.
Questa volta le alunne e gli alunni sperimentano un modo insolito di esprimersi, di prendere appunti: invece di aggiungere inchiostro, tolgono il nero dalla superficie, incidendo parole chiave su un foglio scuro per creare un graffito unico e significativo. Questo gesto non è solo estetico, ma simbolico: scrivere in questo modo è come scavare dentro di sé, cercare ciò che conta davvero, rivelare verità nascoste.
Proprio come uno scultore che rimuove materiale per portare alla luce una forma già presente nella pietra, gli alunni hanno lavorato sulle parole in un processo di ricerca e introspezione. Ogni parola scelta e incisa è diventata un riflesso di un pensiero, di un’emozione, di una verità personale.
Questo esperimento ha insegnato che la scrittura non è solo comunicazione, ma anche esplorazione. A volte non servono frasi elaborate o lunghi discorsi: basta sottrarre il superfluo per arrivare all’essenza. Ed è proprio lì, in quello spazio vuoto, che emergono le idee più potenti, i pensieri più autentici, profondi.
Un gesto semplice, ma potente: non si scrive per aggiungere, ma per rivelare, un atto di scavo, un viaggio interiore attraverso le parole, dove il gesto stesso diventa simbolo di esplorazione e consapevolezza.

E poi… come si manifesta la scrittura come sottrazione nelle relazioni quotidiane, nei gesti e nelle scelte che fate come classe? La sottrazione non è solo eliminazione, ma rivelazione.
Anche nel nostro cammino, cosa abbiamo rimosso – pregiudizi, distanze, timori – per poter arrivare all’essenza della nostra comunità?
La scrittura come sottrazione si riflette nelle relazioni quotidiane della classe, è presente nei gesti silenziosi di comprensione, quando si sceglie di ascoltare invece di parlare, di accogliere senza giudicare, di lasciare spazio agli altri senza voler sempre aggiungere la propria opinione, di rimuovere barriere invisibili: la paura di esprimersi, i pregiudizi che separano gli uni dagli altri, la timidezza che impedisce di costruire legami autentici, la competizione per far spazio alla collaborazione. Come uno scultore, stiamo modellando la nostra koinè attraverso il processo di togliere ciò che impedisce la crescita.
Questo sarà il nostro impegno nel prossimo anno scolastico.

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