Raccogliere e prendere appunti. Un’arte che fa emergere la personalità dei nostri alunni

All’interno del processo didattico della scrittura collettiva, c’è un momento, quello di raccogliere le idee attraverso il prendere appunti, che mi sta particolarmente a cuore. Da quando un anno e mezzo fa la nostra classe, ora una quarta di scuola primaria, ha iniziato ad avvicinarsi in maniera più profonda e organizzata al metodo di scrittura collettiva, si è spalancata per noi una porta importante del fare scuola: l’attività di scrivere appunti. Qui, inserite nell’articolo, le immagini a confronto di alcuni quaderni di appunti dei miei alunni ( della scuola primaria Pieve delle Rose, classe IV, Secondo Circolo didattico Città di Castello- Perugia), per sottolineare la diversità del modo di procedere e di selezionare informazioni.
Attraverso questa attività, il sapere e le conoscenze, costruite dall’insegnante-regista insieme ai propri allievi con il dialogo e le domande maieutiche, si trasferiscono nei quaderni.


Non voglio soffermarmi sulla valenza che questo processo ha nello sviluppare, contemporaneamente, competenza di ascolto, raccolta di idee, scrittura (come capacità di sintesi), lettura e visualizzazione. Mi interessa, invece, sottolineare come questo momento possa diventare anche attivatore di un processo cognitivo/creativo, rappresentando un passaggio importante per la costruzione di personali mappe mentali, emotive e concettuali. Ciò avviene quando il prendere appunti diventa sostitutivo di copiatura di parole, regole o frasi scritte alla lavagna, diventando una rielaborazione personale e non più schema di lezione presentato dal maestro. Infatti, lasciando libertà di gestione della pagina di quaderno attraverso la scelta di parole chiave, frasi importanti, schemi, elementi grafici da inserire, ogni alunno si troverà a scegliere un modello di scrittura che si avvicinerà al proprio modo di essere, ricercando le soluzioni di discriminazione e sintesi ritenute personalmente più idonee anche per ancorare i concetti alla propria memoria visiva. L’insegnante, nel guidare questa fase, limiterà sempre di più il suo intervento, lasciando che gli alunni organizzino le informazioni e le relazioni tra di esse in modo personale e individualizzato, stimolando così creatività, partecipazione attiva, generazione di idee, facilitazione di memorizzazione e apprendimento.


Concludo, affermando che possiamo offrire ai bambini e alle bambine questo approccio di scrittura facendo prendere appunti ogni volta che essi affrontano conoscenze nuove in classe, che siano esse di storia, geografia o scienze, o che riguardino la grammatica, la matematica, la geometria o l’arte. Possiamo offrirlo come strumento di lavoro di fronte ad un compagno che espone una ricerca, o ad un gruppo di alunni che restituisce alla classe un argomento affrontato. Insomma, potrebbe rappresentare per i nostri alunni un nuovo modo di organizzare il sapere nei quaderni, lasciando spazio e libertà di gestione, per una maggiore acquisizione di autonomia, organizzazione e profondità di azione.

Il sapere condiviso in classe che prende forme diverse nei quaderni, mi piace pensarlo come metafora di un sapere democratico, della cui costruzione ciascuno è protagonista fondamentale con la propria individualità. Un sapere che diventa espressione di alcuni valori a cui la scuola deve mirare: autonomia, libertà, crescita personale, rispetto di personalità e democrazia.
Allora, sfogliare i quaderni, oltre a condurci dentro le competenze dei nostri alunni, ci donerà anche l’opportunità di osservare il loro modo di essere, sollecitando in noi stupore e meraviglia!

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