Le parole che uniscono. A Salamanca la scrittura diventa un ponte tra più mondi

Anche a Salamanca è accaduto il miracolo della Scrittura Collettiva ovvero della comunicazione tra ragazzi spagnoli, un gruppo proveniente dal Marocco e noi quattro italiani appartenenti alla Rete Barbiana 2040 impegnati nella ricerca e nell’avventura di poter verificare come parola e pensiero possano addirittura cementare etnie, popoli e gruppi umani diversi e sconosciuti tra loro, fino a qualche ora prima. Così venerdì 24 ottobre scorso con Rita Fumagalli presidente della Rete e Dirigente della scuola capofila, i docenti Elena Bagini e Mattia Perico, abbiamo azzardato per così dire – il primo esperimento fuori dall’Italia che ci ha lasciato stupefatti e interiormente arricchiti. Il motivo occasionale era imperniato sull’esperienza dell’interscambio fra paesi europei ed extra europei. Per poter comprendere cosa è accaduto presso la Casa Escuela Santiago 1 di Salamanca, il valore profondo dell’esperienza dei ragazzi, dei giovani, degli adulti, presenti a tale laboratorio che raggruppava una fascia di età larghissima dai 10 ai 64 anni, basta permeare con lo sguardo i fogliolini scritti, fedelmente riportati nella documentazione al fondo di questo articolo.


Lascia ammirati e interrogati l’esordio del lavoro: la vita è un’opera d’arte che si crea momento per momento, volutamente inserita tra le virgolette, come a significare che il tempo e lo spazio, le opportunità e le occasioni acquistano senso e densità dentro fatti unici e circostanziali.
Da più parti è arrivato il suggerimento di introdurre questa affermazione universalmente riconosciuta, proprio all’inizio del lavoro di quel mattino, ma per la sua portata evocativa, siamo rimasti a lungo sospesi intorno alla possibilità che potesse servire anche come conclusione icastica, del nostro incontro. Il lavoro collettivo che ha sprigionato immediatamente una incontenibile gratitudine nei presenti, per la gioia di trovarsi insieme anche in modo inaspettato, si è sviluppato in modo ordinato e armonico.
È emerso potente il riconoscimento che ci unisce a tutte le latitudini lo stesso anelito di speranza e di vita, di costruttività, nella ricerca di quel sostrato di umanità che accomunandoci tutti permette di riconoscersi simili e uguali a tutte le latitudini. I ragazzi presenti in aula (forse 25?) si infiammavano per la dignità, il raggiungimento dei propri diritti e l’amore che può legare anche un gruppo “occasionale” come il nostro. Inevitabile pensare a lui, a don Milani che all’interno della sua profonda vocazione di educatore e profeta, ha speso la vita perché la parola e il pensiero potesse rendere ogni uomo cittadino sovrano nel mondo, a partire dalla piccola periferia di Barbiana, nel Mugello.


Per questi ragazzi presenti al laboratorio a Salamanca, la resilienza e la forza sono caratteristiche imprescindibili di ogni persona che lotta per costruire la propria vita e per donarsi alle persone che si incontrano sulla propria strada, soprattutto quando si mostrino indigenti di senso del vivere, di accoglienza, di tutela e di riconoscimento. Inoltre, tutti, coralmente, hanno riconosciuto nel raggiungimento dei propri obiettivi il sicuro conseguimento della felicità .Chi ha taciuto ha scritto sul proprio fogliolino “Chi tace acconsente”, oppure” Non dimenticare”.
Mi impressiona  ripensare all’inizio del lavoro, quando la lettura dei primi fogliolini ha riportato la differenza profonda tra la Spagna e il Marocco come società e amministrazione politica a riprova della cultura informale. Benché accomunati dalla stessa forma di governo monarchico, i ragazzi provenienti dal Marocco volevano asserire con forza che il loro popolo è caratterizzato da bontà tenerezza e tensione al bene, ma anche contemporaneamente affermare che la Spagna per prima, aveva offerto loro quella possibilità suprema e inaccessibile che aveva sempre per loro rappresentato un sogno.


Anche l’interazione del gruppo è risultata molto felice e partecipata: il lavoro ulteriormente divampato, quando un ragazzo intorno ai 12 anni, si è alzato per proporre di organizzare i discorsi sulla base dei fogliolini raccolti, in modo molto personale e disinvolto. Ciò ha mobilitato la scena e così è stato interessantissimo ascoltare e raccogliere le istanze di un giovane sui vent’anni proveniente dal Marocco che invece, confutava le richieste del compagno più piccolo. Infine, uno studente spagnolo quindicenne, ha mostrato un interesse così grande verso il lavoro che stavamo compiendo e una curiosità così aperta ed entusiasta al metodo che ha inteso raccontare in modo personale quanto era accaduto quel mattino e salutandoci, ci ha rivelato che intenderà proporre lo stesso metodo, almeno una volta alla settimana, durante le assemblee che si svolgono quotidianamente, alla fine del pranzo, all’interno della Casa Escuela Santiago 1.
Tornando a casa, mentre si vanno riordinando pensieri e apprendimenti come le nuvole bianche dei cieli di Spagna dorati al tramonto, accanto alle parole fissate per sempre sulla carta, restano incastonati gli occhi di quei giovani, considerati ultimi della terra colmi di apertura e curiosità verso il mondo, autentici protagonisti della storia.
Il laboratorio milaniano di pensiero e di parola, cosi come una gestazione, rende carne ogni parola e ogni parola immagine del pensiero, vera carne da onorare e servire.

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