Perché diciamo “no”
a una scuola che dà i voti

“I ragazzi sono tutti diversi, sono diversi i momenti storici e ogni momento dello stesso ragazzo, sono diversi i paesi, gli ambienti, le famiglie. La pedagogia così com’è io la leverei”.
Si deve partire da qui, dal concetto di contesto di realtà, così come lo hanno scritto i ragazzi di Barbiana in Lettera a una professoressa per togliersi ogni dubbio da quale parte schierarsi davanti a un sistema di valutazione che riporti i voti al centro dell’agire della scuola. Don Milani è stato sempre categorico: il valore di ogni ragazzo non deve essere basato sui voti, ma deve tenere conto compolessivamente della sua cultura informale, della situazione e del contesto individuale di ciascun allievo. Durissima infatti la sua critica contro la pratica comune di etichettare gli studenti in base alle loro prestazioni scolastiche: cancella opportunità e influisce sulla loro autostima.

Ecco perché oggi poniamo al centro dell’attenzione, riprendendo un ampio dibattito in corso nel mondo della sistema educativo e fra i docenti, un documento che diverse associazioni e organizzazioni educative e pedagogiche hanno sottoscritto e indirizzato al ministero dell’Istruzione per ribadire il valore di una pedagogia democratica e “la necessità di una valutazione libera dalla preoccupazione del voto”.
Oggi si ripropone quella via che, con l’iunico motivo e solo per una maggiore facilità di comunicazione e di compilazione come fece il ministro Gelmini, ripristina i voti.

Ecco qui il testo integrale del documento di analisi e critica.

TORNARE AI VOTI? NO GRAZIE.

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